Un po’ di storia della Lunigiana
DEFINIZIONE E CARATTERI GENERALI
La Lunigiana è una regione storica situata tra la Toscana settentrionale e la Liguria di Levante. Anticamente la Lunigiana corrispondeva all’estensione dell’antica Diocesi di Luni, mentre oggi essa corrisponde al bacino fluviale del Fiume Magra, amministrativamente diviso tra le Province di Massa Carrara e La Spezia .
La Val di Magra per le sue caratteristiche geografiche-morfologiche e la sua posizione è sempre stata una terra di passaggio e un corridoio naturale tra comprensori diversi: a Nord e Ovest l’Appennino Tosco Emiliano e la Pianura Padana a sua volta collegata con le valli Prealpine ed Alpine e con le grandi vie di comunicazione dell’Italia del Nord e dell’Europa Continentale; a sud la Toscana e le coste dei mari Ligure e Tirreno, aperti sul Mediterraneo.
Questa secolare caratteristica di passaggio naturale e storico mostra ancora oggi in Val di Magra evidenti contaminazioni che hanno fortemente condizionato la sua vicenda storica e l’organizzazione del suo territorio.
Le forme dell’insediamento umano (abitativo, agricolo e legato alla viabilità) si adattano ad un territorio plasmato dalla natura ma contemporaneamente lo trasformano profondamente.
Ad esempio, lo sviluppo delle signorie feudali favorì l’assenza di poli urbani di grandi dimensioni e quindi la crescita spettacolare di un gran numero di castelli e borghi fortificati che in buona parte sono rimasti fino ai nostri giorni. I borghi e i castelli segnano il carattere dominante di un territorio ancora in gran parte incontaminato, dominato da fitti boschi di castagno e faggio solcati da fiumi e torrenti tutti legati strettamente al corso del Magra, il fiume principale che origina e caratterizza lo sviluppo di tutto il territorio.
La conformazione geografica e l’evoluzione storica hanno condizionato lo sviluppo della Lunigiana e il suo paesaggio. La sua disposizione come corridoio naturale di comunicazione tra l’Italia centrale e settentrionale, le circostanze storiche che l’hanno interessata, spiegano il ruolo centrale avuto dalla viabilità nell’organizzazione del territorio e dei poteri feudali. Questa direttrice di collegamento fra costa tirrenica e settentrione, esistente già nella preistoria, fu potenziata in età romana (la cosiddetta Via Emilia Scauri) divenendo poi nel Medioevo uno dei tratti più importanti della via Francigena, e mantenendo la sua importanza strategica fino all’età Napoleonica. La Lunigiana fu dunque in ogni epoca terra di passaggio e di comunicazione fra culture e mondi assai differenti.
PREISTORIA E ANTICHITA’
Il territorio mostra una forte caratterizzazione e una forte unità culturale fin dalla preistoria, come testimoniano ancora oggi numerosi ritrovamenti archeologici. Il fenomeno più interessante è senza dubbio quello legato alle celebri “Statue Stele Lunigianesi”, conservate al Castello del Piagnaro di Pontremoli: si tratta di sculture antropomorfe realizzate in pietra arenaria fra il IV e il I millennio a.C., dall’età del rame all’età del ferro. Gli 83 esemplari conosciuti, ritrovati negli ultimi due secoli, rappresentano guerrieri-cacciatori muniti di armi e figure femminili spesso ornate di monili che hanno precisi riscontri archeologici. Le Statue Stele della Lunigiana, classificate in tre gruppi tipologici, presentano caratteri ben definiti e omogenei che le differenziano da tutte le altre stele europee (la testa a mezzaluna e il tipico volto ad U, ad esempio) e rappresentano una eccezionale testimonianza della antichissima frequentazione della Lunigiana e del suo forte profilo culturale. La loro distribuzione esclusiva nel bacino idrografico del Magra evidenzia ulteriormente i legami tra lo sviluppo di questo fenomeno artistico-religioso-sociale e il territorio di appartenenza.
Il nome della Lunigiana compare nel 1141 per indicare il territorio che era stato del municipio romano della città di Luni, e quindi della sua diocesi medievale.
La città di Luni fu fondata alla foce del fiume Magra nell’anno 177 a C., come colonia romana a seguito della sconfitta dei Liguri Apuani. Ebbe una grande rilevanza in età imperiale grazie allo sfruttamento delle cave di marmo “lunense” (successivamente noto come marmo di Carrara) e delle risorse della Lunigiana interna. Il porto di Luni garantiva la diffusione di questi prodotti in tutto l’ambito dell’impero. Inoltre una rete stradale attraversava il territorio già da epoca repubblicana. Una volta pacificato il territorio, fu realizzata la via Aemilia Scauri, che metteva in comunicazione Pisa con Luni, e successivamente continuava verso il passo della Cisa e la pianura padana. Luni fu quindi un centro urbano di grande dinamismo che controllava un ampio territorio.
Il sistema produttivo e mercantile lunense entrò in crisi a partire dal IV secolo, quando le cave furono chiuse e il porto, gradualmente insabbiato, fu abbandonato.
IL MEDIOEVO: CASTELLI, SIGNORI, POETI
Dopo numerose trasformazioni nel corso dell’alto medioevo Luni finì per decadere fino a ridursi, attorno all’anno mille, ad un castello con un mercato situato in prossimità della Cattedrale. Luni rimase il centro amministrativo e religioso più importnate del territorio che anticamente comprendeva tutta la valle della Magra con i suoi affluenti, una parte della valle del Serchio e il litorale compresso a nord del fiume Versilia fino a Levanto. Tale territorio, corrispondente all’estensione della Diocesi medievale di Luni con le sue 35 pievanie, è oggi indicato come Lunigiana Storica.
Le prime notizie della presenza di un vescovo risalgono alla seconda metà del V secolo, e da questo periodo sono noti diversi centri ecclesiastici in prossimità della città. Tuttavia, la cristianizzazione del territorio interno fu un processo lungo e complesso che si prolungò per tutto l’alto medioevo, come testimonia ad esempio la celebre Epigrafe di Leodegar conservata a Filattiera.
Dopo la fine dell’Impero romano di Occidente, nel periodo delle invasioni barbariche, la Lunigiana fu teatro degli scontri fra Bizantini e Longobardi. Nel 552 il generale bizantino Narsete occupò Luni, che divenne capitale della provincia bizantina “Marittima Italorum” e sede di un “magister militum”. Come conseguenza, in questo periodo la città fu rinnovata architettonicamente e la sua cattedrale fu ricostruita. Anche Sorano, presso l’attuale Filattiera, diventò un centro amministrativo e militare di rilevanza nella Lunigiana interna.
L’egemonia bizantina fu messa in discussione dall’invasione dei Longobardi iniziata nell’anno 568. La Toscana fu occupata dai Longobardi negli anni 568-570, che tuttavia riuscirono a controllare pienamente la Lunigiana solo dopo il 643, durante il regno di Rotari. Nei secoli VI-VII la Lunigiana diviene dunque una frontiera militare tra Longobardi e Bizantini, nella quale furono costruiti diversi castelli, per una sorta di linea fortificata o “limes”.
Dopo la conquista longobarda del territorio la Lunigiana cominciò ad orbitare nell’area di Lucca. Questa influenza proseguì anche sotto i Franchi: mentre si assisteva alla definitiva crisi di Luni, fiaccata dai i saccheggi saraceni, come quello dell’anno 848, e da quelli Normanni dell’anno 860, il Ducato longobardo fu sostituito da un Marchesato carolingio, ma non ci furono grandi cambiamenti di tipo politico fino al X secolo. Il territorio venne riorganizzato secondo il modello delle “curtes”, proprietà fondiarie rurali che saranno alla base della successiva feudalizzazione e incastellamento del territorio.
Proprietari di queste corti erano i principali gruppi aristocratici, ma anche i Vescovi e le chiese. Tra i gruppi nobiliari, risaltano gli Obertenghi e i loro diversi rami.
A metà del X secolo, il re d’Italia Berengario II creò la Marca della Liguria orientale (Obertenga), staccando di fatto la Lunigiana dal dominio di Lucca. La Marca della Liguria Orientale fu affidata al conte di Luni Oberto, capostipite degli Obertenghi.
A partire da questo periodo la Lunigiana riveste anche un ruolo centrale nella viabilità Europea, divenendo un corridoio strategico tra il Nord Italia e la Toscana Tirrenica, e più in generale tra l’Europa e il Mediterraneo. E’ in questa fase che pellegrini, eserciti, mercanti e uomini politici attraversano la Val di Magra viaggiando da Nord a Sud (e viceversa). Proprio nel Medioevo nasce la più importante via storica Europea, la Via Francigena.
Nei secoli X-XI la crisi del Regno Italico e l’assenza di centri urbani di riferimento favorirono una forte frammentazione che condusse allo sviluppo di numerose piccole signorie territoriali (si assiste ad una prima intensa fase di incastellamento della Lunigiana) dominate ora da nobili famiglie, ora dai vescovi-conti di Luni che divennero per lunghi periodi il vero punto di riferimento.
I secoli XII e XIII sono ancora caratterizzati da una forte instabilità politica nella quale si delineano però l’ascesa dei Malaspina (uno dei quattro rami degli antichi Obertenghi) e il consolidamento del potere dei Vescovi di Luni. Anche in questa fase la Lunigiana emerge come terra di passaggio e comunicazione, luogo strategico per il controllo dei flussi commerciali e militari. L’interesse per il controllo di questa viabilità e il fatto di poter contare sui poteri locali indusse agli imperatori Svevi a guadagnarsi l’appoggio del vescovo lunense e dei Malaspina concedendo loro privilegi e confermando i loro possedimenti, come fece Federico I nell’anno 1164 con Obizzo Malaspina e nel 1185 con il vescovo di Luni, che fu in quella occasione nominato conte di Luni. Nel 1167 lo stesso Federico I riconosce Pontremoli come Comune autonomo dotato di un proprio territorio, mentre sul litorale compare Sarzana, dove i vescovi di Luni si trasferiscono a partire dal 1204.
Il XIII secolo fu il periodo di massimo sviluppo delle azioni espansive dei Malaspina che riuscirono a integrare nella loro signoria altre minori, entrando sempre più in attrito con i vescovi conti di Luni: scontri noti a partire dalla pace di Aulla dell’anno 1202 che terminarono solo con la pace firmata nell’anno 1306 al castello di Castelnuovo di Magra, alla quale partecipò Dante Alighieri (in esilio proprio in Lunigiana) in quanto procuratore dei Malaspina. Il vescovo conservò soltanto un potere limitato nel litorale e nella bassa valle della Magra, mentre tutto il settore centrale e settentrionale restò in mano ai Malaspina, che tuttavia non riuscirono mai a formare una signoria unitaria. La prima divisione di tutto il patrimonio Malaspiniano in due grandi blocchi, assegnati a due rami che divennero casati autonomi, fu nell’anno 1221. A Corrado Malaspina, primo rappresentante dello Spino Secco, fu assegnato tutto il territorio situato sulla riva destra del Magra. Per contro Obizzo Malaspina ricevette tutti i territori disposti sulla riva sinistra del Magra con eccezione di Villafranca, e divenne il capostipite del ceppo dello Spino Fiorito, con sede a Filattiera . Solo Pontremoli, libero comune, non segue le sorti della dinastia Malaspina.
Questa prima grande divisione fu seguita da altre irreversibili suddivisioni che condussero a una impressionante frammentazione del territorio, che portò infine la Lunigiana ad essere dominata sa Signorie e poteri esterni fin dal basso Medioevo.
Dopo i brevi tentativi di unificare il territorio da parte di alcuni personaggi come Castruccio Castracani e Spinetta Malaspina, nella prima metà del secolo XIV, la Lunigiana fu spartita fra le maggiori città-Stato del tempo: Genova, Milano, Lucca, Firenze.
L’ETA’ MODERNA
La Lunigiana in età moderna continuò ad essere un territorio di frontiera tra realtà urbane e territoriali di diversa entità, intercalate con marchesati sempre più piccoli in mano ai Malaspina. Vennero così ad accentuarsi i processi politici già in corso nel basso medioevo.
Nel XVI secolo Pontremoli, vincolata alla Lombardia dopo una fase di dominio francese e parmense, passò sotto il dominio spagnolo e genovese, fino alla sua definitiva incorporazione nel Granducato di Toscana nel 1650. Alla fine del XVIII secolo Pontremoli divenne sede vescovile, acquistando il titolo di città. Il dominio fiorentino favorì il rinnovamento architettonico ed edilizio dei numerosi palazzi che caratterizzano ancora oggi questo centro. Aulla passò dal 1534 sotto dominio del genovese Adamo Centurione, autore della fortezza della Brunella, mentre dal 1592 anche Sarzana passò sotto il dominio genovese. Fivizzano invece entrò nell’orbita fiorentina.
Nel resto della Lunigiana i diversi feudi continuarono a frammentarsi sotto i diversi rami dei Malaspina, fino a comprendere territori minuscoli (Fosdinovo, Gragnola, Mulazzo, Olivola, Pallerone, Villafranca o Treschietto). Molti degli antichi castelli altomedievali furono ricostruiti per adattarsi alle funzioni residenziali dei nuovi ceti nobiliari locali.
DAL PERIODO NAPOLEONICO AI GIORNI NOSTRI
Gli anni della Rivoluzione Francese e di Napoleone provocarono anche in Lunigiana grandi cambiamenti.
Le zone storicamente divise in feudi vennero inglobate prima nella Repubblica Cisalpina e poi nel Regno d’Italia. Allo stesso modo le zone della Val di Magra governate dal Granducato di Toscana entrarono a far parte del Regno d’Etruria.
Con la sconfitta di Napoleone e la Restaurazione, il Congresso di Vienna (1814-15) sancì che gli ex feudi imperiali passassero sotto il dominio estense di Francesco IV d’Asburgo, duca di Modena e Reggio (dal 1829 anche Duca di Massa e Principe di Carrara) mentre i territori di Fivizzano, Pontremoli, Codiponte, Bagnone, Castiglione del Terziere, Casola e Caprigliola furono assegnati al Granducato di Toscana. Il Trattato di Firenze del 1844 chiuse definitivamente il periodo napoleonico e delineò “Tre Lunigiane”: una Lunigiana assegnata al Ducato di Parma e Piacenza, con Pontremoli e Bagnone; una Lunigiana assegnata al Ducato di Modena e Reggio con Fivizzano, Aulla, Licciana, Massa e Carrara; una Lunigiana assegnata al regno di Sardegna, con Sarzana, La Spezia e la Val di Vara.
Nel 1859, anno della Seconda Guerra d’Indipendenza italiana, il territorio lunigianese ritrovò la sua unità e proclamò la sua annessione al Regno di Sardegna. Con l’unità d’Italia (1861) la Lunigiana entrò a far parte della provincia di Massa Carrara, senza alcun rispetto della storia e delle tradizioni della regione.
Alla fine del XIX penetrarono anche in Lunigiana le idee socialiste e cominciarono a costituirsi i primi nuclei del movimento operaio. Rilevanti a tal proposito furono i moti di Lunigiana, un’agitazione di carattere insurrezionale iniziata a Carrara nel 1894 per protesta contro il rincaro dei generi alimentari e duramente repressa con la proclamazione dello stato d’assedio in tutto il territorio della Val di Magra.
Nella prima parte del XX secolo la Lunigiana visse una delle fasi storiche più difficili: in un territorio già molto colpito dal fenomeno dell’emigrazione a peggiorare il quadro economico e sociale sopraggiunse la Prima Guerra Mondiale e, nel 1920, un terribile terremoto che colpì la zona orientale.
Il secondo conflitto mondiale peggiorò ulteriormente la situazione, dal momento che la Lunigiana fu la retrovia della Linea Gotica, linea di demarcazione del fronte che separava i territori ancora occupati dalle forze nazifasciste e i territori liberati dagli alleati . Per la sua ubicazione quindi la Lunigiana divenne uno dei più importanti terreni d’azione delle brigate partigiane.
Tra il 1943 e il 1945 la Lunigiana patì alcuni degli episodi più tristi e più efferati dell’intero conflitto, ricordati in tutto il territorio da lapidi e cippi. A testimonianza dell’importanza e della capillare diffusione della Lotta di Liberazione nel territorio lunigianese sia la Provincia di Massa Carrara che quella della Spezia furono decorate dalla Medaglia d’Oro al Valor Militare per la Guerra di liberazione.
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