Pieve di Codiponte
Ci sono luoghi in cui l’arte del medioevo ti rapisce con la sua austera semplicità, le sue linee energiche e i suoi equilibri di materia e spirito, con immagini elementari che nascondo significati sfuggenti, con simboli arcaici che giungono all’animo profondo dell’uomo di ogni epoca. Luoghi dove la spiritualità diviene tangibile e visibile quanto le ombre sui rilievi della pietra. Codiponte è uno di quei luoghi.
La pieve di Codiponte, nel comune di Casola in Lunigiana, è tra le più affascinanti e artisticamente ricche del territorio dell’antica Diocesi di Luni; con i suoi capitelli figurati, la sua forma austera ed equilibrata, i suoi capolavori artistici è un vero paradigma del romanico lunigianese. La pieve sorge sulla sponda destra dell’Aulella, presso un ponte oltre il quale si vedono, in lontananza, i ruderi del castello dei Bianchi d’Erberia del secolo XI. Siamo in una zona ricca di reperti preistorici e statue stele, un’area strategica di passaggio come testimonia anche il toponimo. Lungo quest’asse viario i romani collegavano Luni con Lucca e, più a nord, con Veleia e Piacenza.
Se gli scavi nella zona hanno rivelato nello stesso sito in cui oggi sorge la pieve tracce di frequentazione ligure (VII S. a.C.) e romana, la prima citazione documentaria è precarolingia (793); questa fase storica è testimoniata dalla base di fonte battesimale ottagonale dell’VIII secolo, che mostra come la chiesa fosse già battesimale prima di divenire pieve.
Menzionata più volte nei secoli XII e XIII, nel tardo medioevo e in età post-medievale e moderna la Pieve ha avuto una funzione centrale nell’organizzazione religiosa dell’alta valle Aulella. Ricordata nelle Decime di fine ‘200 e negli Estimi del 1470-71 estendeva il suo piviere da Vinca a Spicciano nelle valli del Lucido, dell’Aulella e del Rosaro.
La chiesa ha pianta basilicale a tre navate con colonne e archi a tutto sesto e capitelli cubici scantonati perfettamente conservati, che recano figure tipiche del sistema di immagini medievale. Immagini simboliche con una valenza didattica, didascalica, teologica che dispiegano un ricco repertorio: palmette, albero della vita, giglio, margherita a sei petali; telamone, orante, uomo che suona due corni, fiere rampanti, cammello, volatili, serpente con i piedi, sirena bicaudata.
La copertura è a capriate, ridecorata nel ‘900; nella navata sud sono visibili un fonte battesimale medievale monolitico con croce e figure di bambini in fasce scolpiti in bassorilievo sul basamento. Sempre sul lato sud, all’esterno, è presente un bel portale con simboli medievali, probabilmente l’originario portale della pieve, poi smontato e rimontato in posizione diversa.
Interessantissimo è anche il trittico tardo medievale con la Vergine in trono, i SS. Cornelio e Cipriano titolari della chiesa e l’immagine del Volto Santo, celebre e venerata reliquia Lucchese, che ci ricorda il passaggio, proprio in questi luoghi, della Via del Volto Santo.
La chiesa, rimaneggiata e decorata a partire dal ‘500, è stata riportata alla nuda pietra alla fine dell’800 e restaurata nuovamente agli inizi degli anni ’70 quando si sono condotti anche i saggi archeologici che ci hanno dato le maggiori informazioni sul sito. In questa fase è stata ricostruita completamente l’abside minore.
Il campanile, un tempo sulla sinistra del presbiterio (ove rimane il basamento), è stato ricostruito nel 1778.
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