Pieve di Sorano
Per chi percorre la strada statale della Cisa attraversando la piana di Filattiera l’incontro con la pieve di Sorano, che emerge solenne ed elegante a lato della strada, è come una illuminazione. I ciottoli raccolti dal fiume Magra e sapientemente tessuti assieme hanno dato vita ad uno straordinario capolavoro architettonico, ancora oggi affascinante testimone del lontano splendore medioevale. All’esterno della pieve la grigia l’arenaria (che si scalda e diviene rossastra nei pomeriggi di sole) disegna la sobria facciata e le tre absidi, eleganti e slanciate. All’interno, nella semioscurità interrotta solo da poche e scenografiche aperture, si respira ancora l’atmosfera dell’età romanica, quando lungo la strada di Monte Bardone passavano pellegrini, eserciti e mercanti.
La pieve di Santo Stefano di Sorano a Filattiera è una delle più importanti pievi romaniche della provincia di Massa Carrara. Sorge in una zona strategica, frequentata fin dalla preistoria (nella zona sono state ritrovate ben sette statue stele) e conserva ancora oggi l’impianto del secolo XII, capolavoro architettonico romanico, con un imponente sistema absidale interamente realizzato in ciottoli di arenaria non sbozzati. All’interno della pieve, interamente restaurata, sono conservati numerosi elementi medievali oltre a due statue stele originali (Sorano I e Sorano V).
L’area in cui sorge la pieve è frequentata fin dalla preistoria, come testimoniano le 7 statue stele trovate nell’area circostante e i numerosi reperti di età del ferro. Dopo la fase romana, testimoniata dalla presenza di una “mansio” recentemente indagata archeologicamente, Filattiera fu un importante insediamento militare bizantino, Prima della pieve attuale doveva esistere un’altra chiesa altomedievale (VIII-IX secolo) da cui potrebbe provenire l’Epigrafe di Leodegar (752 d.C.) oggi nella chiesa di San Giorgio all’interno del borgo.
La pieve romanica viene edificata fra i secoli XI e XII, nell’ambito della riorganizzazione ecclesiasitca della Diocesi di Luni, di cui questa chiesa rappresenta forse la più importante dipendenza in Lunigiana. La Pieve di S. Stefano di Sorano è citata al partire dal secolo XI in tutti i principali documenti legati alla Diocesi di Luni e vive il suo periodo di massimo splendore fino al secolo XIV, quando inizia ad essere abbandonata e viene gradualmente trasformata in cappella cimiteriale.
L’aspetto attuale è frutto di un ampio restauro terminato nel 2000, che ha ripristinato l’aspetto originario. Tutto l’edificio è realizzato con una tecnica molto particolare, con ciottoli di fiume non squadrati e messi in opera con abbondante malta.
La pianta è basilicale a tre navate, senza transetto, con la navata centrale maggiore delle altre due e il presbiterio leggermente sopraelevato. In facciata si possono notare il Rosone polilobato e alcune aperture tamponate nella muratura. Nella controfacciata interna di sinistra, in angolo, le statue stele Sorano I e Sorano V, rinvenute nell’area della chiesa: la Sorano V era reimpiegata come architrave di un piccol ingresso aperto in facciata e successivamente tamponato.
L’interno è sobrio, severo, poco luminoso, con grandi archi a doppia ghiera che poggiano su pilastri rotondi con brevissimi capitelli incisi. Sul lato sinistro restano alcuni archi in muratura settecenteschi inseriti tra quelli romanici.
La decorazione e la simbologia sono ridotte al minimo, tuttavia sono presenti alcuni interessanti immagini, in particolare la figura mostruosa presente nella parte alta della navata centrale, sul lato sinistro.
La parte architettonicamente più interessante della pieve dal punto sono certamente le tre absidi, realizzate con una decorazione architettonica su diversi livelli di profondità. Nella parte alta dell’abside maggiore si possono notare tracce di alcuni piccoli semicapitelli figurati.
Il campanile, forse nato come struttura difensiva, è collegato alla chiesa ma rappresenta un elemento a se stante.
A pochi metri dalla pieve, in direzione nord, sorge oggi il Centro Didattico di Sorano, sede di un’area attrezzata per esercitazioni di scavo, lezioni didattiche di archeologia, conferenze e convegni.
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